Nel 1867 Mario Fani e Giovanni Acquaderni danno vita al primo nucleo della “Società della Gioventù Cattolica Italiana”, che molti anni dopo prende il nome di Azione Cattolica. Il motto che sostiene il loro impegno, “preghiera, azione, sacrificio”, racchiude il programma cui si ispirano: la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la testimonianza di una vita cristiana, l’esercizio della carità.

L’Azione Cattolica, durante il periodo fascista, è l’unica realtà extraregime che possiede la legittimità di operare in maniera più o meno autonoma. Ma nel 1931 Mussolini ordina la chiusura dei circoli dell’AC; egli, infatti, coglie e teme la minaccia insita nell’attività formativa da essi svolta. I rapporti tra cattolici e regime si incrinano definitivamente dopo il sodalizio tra l’Italia e la Germania nazista.

All’indomani del secondo conflitto mondiale risulta prezioso il contributo offerto dall’AC, e nello specifico dagli universitari ed intellettuali cattolici, alla stesura della Carta Costituzionale.
Negli anni del dopoguerra cresce il numero di adesioni: nel 1943 gli iscritti sono circa 2.500.000 e giungono nel 1959 a 3.372.000.
Il Concilio Vaticano II, primavera della Chiesa, si fa interprete dell’ansia di rinnovamento che la anima. L’evento conciliare legittima pienamente il mandato alla missionarietà dei laici e, per la prima volta, parla espressamente dell’AC come scuola di formazione per un laicato responsabile, che fa proprio il fine apostolico della Chiesa: l’evangelizzazione, la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza.
La sensibilità di Giovanni XXIII accoglie il desiderio di una Chiesa che intende mettersi in ascolto dei segni dei tempi. L’AC sceglie di fare proprie le istanze proposte dal Concilio Vaticano II e decide di rinnovare la struttura organizzativa.
Sono gli anni della presidenza nazionale di Vittorio Bachelet. Nel 1969 l’AC si dà un nuovo statuto, nel quale si organizza la vita associativa attorno a due settori: giovani e adulti. Si ribadisce, altresì, la necessità, come associazione, di mettersi a servizio della Chiesa locale.
Prende corpo l’intuizione educativa dell’AC: l’ACR.

Gli anni del dopo Concilio sono anni fecondi, in cui si avverte l’esigenza profonda di declinare le intuizioni conciliari in prassi quotidiana. Alla luce di ciò è possibile leggere la maturazione della scelta religiosa.

A metà degli anni ’80 si dà vita alla stesura del Progetto formativo apostolico unitario e si definiscono le metodologie ed i cammini formativi per le diverse età.
L’AC, sollecitata dagli eventi internazionali, si apre alla dimensione globale, collaborando in maniera più attiva alle Organizzazioni cattoliche internazionali e promuovendo iniziative educative e di sostegno in zone segnate da svantaggio socio-economico.

Il nuovo millennio, il 2000, si apre con una carica di novità e con una forte tensione verso il rinnovamento dell’associazione. Durante l’Assemblea Straordinaria del 2003 si approva lo statuto aggiornato. I cambiamenti sociali e culturali della contesto italiano, infatti, provocano l’AC a ripensarsi per rendere più efficace il proprio impegno educativo e pastorale. Si avverte l’urgenza di riscrivere il Progetto formativo, affinché il servizio alle singole comunità locali sia il riflesso di una Chiesa che sappia “inter-cedere”, sollecitando le domande di vita degli uomini e delle donne di questo inizio millennio.
La festa-pellegrinaggio di Loreto nel settembre del 2004, con la presenza di Papa Giovanni Paolo II, suggella l’impegno dell’AC a rispondere con slancio rinnovato alla propria vocazione alla missionarietà, divenendo capace di leggere con sapienza il momento storico che è chiamata a vivere.

Papa Francesco, nel maggio del 2014, ha consegnato all’associazione tre “verbi” che possono costituire una traccia di cammino:

RIMANERE, ma non rimanere chiusi, rimanere con Gesù a godere della sua compagnia.

ANDARE, mai un’Azione Cattolica ferma, per favore. Non fermarsi, andare.

GIOIRE ed esultare sempre nel Signore. Persone ch cantano la vita, che cantano la fede, non solo recitare la fede, ma cantare la fede.